Triple H è sempre stato accusato di essere un privilegiato, un raccomandato, a volte di aver raccolto nella sua carriera molto di più di quanto meritasse, per un fatto noto a tutti: essere il marito di Stephanie McMahon, essere il padre delle sue tre figlie, essere quindi il genero del Chairman of the Board nonchè padrone assoluto della WWE, Vince McMahon. E per i pochi che non lo sapessero già, questi retroscena familiari ci sono stati ricordati nell'ultimo episodio di Raw.
Eppure Triple H, da quando si è fondamentalmente ritirato dal wrestling attivo per ricoprire e dedicarsi sempre di più ad incarichi dirigenziali, è riuscito in imprese di non poco rilievo: è stato lo stratega, il mediatore che è riuscito a portare nella Hall of Fame Bruno Sammartino, a seguito di una non difficile opera di riconciliazione e di riavvicinamento, mostrando così una notevole abilità nelle trattative. E'stato il sostenitore principale del nuovo Performance Center, ed è stato lui a credere in questo progetto e in un rinnovato sostegno alla formazione dei nuovi talenti nonchè di tutto il personale ausiliario (emblematico il fatto che sia stato lui, e non Vince McMahon, a presiedere all'inaugurazione); nonchè, a quanto pare, è lui che crede sempre più nell'importanza di acquisire talenti dallo scenario indipendente e a sostenere una nuova visione del wrestler, che si soffermi più sul talento che sulla imponenza fisica: i recenti anni ce lo hanno dimostrato. Insomma, sicuramente si trova in questa posizione per motivi familiari, ma ciò non significa che non abbia talento e le capacità per ricoprirlo.
Quindi sembra che Triple H abbia dato dei segnali di discontinuità rispetto alla gestione precedente e generale: questo dovrebbe farci capire che non è totalmente assuefatto alle logiche e al modo di pensare di suo suocero, sebbene sia uno dei suoi uomini di punta e di maggior fiducia. Eppure le puntate di Raw vengono ancora riscritte totalmente in base agli umori di Vince, che dà comunque, nonostante la sua veneranda età, sempre il suo nulla osta definitivo a qualunque movimento o decisione di rilievo.
Mi viene da pensare che questo stesso meccanismo sia stato messo in chiave storyline e posto sotto gli occhi di tutti: Stephanie e Vince, preoccupati per la sua salute, impediscono a HHH di entrare nel ring contro Curtis Axel, con un decreto definitivo, e nel caso di Vince, addirittura minacciandolo di non fare delle scelte di cui potrebbe pentirsi. Un pugno di ferro non indifferente quello subito da Paul, che ha dovuto mettersi la coda tra le gambe e andarsene dall'arena nella sua bella limousine.
Certo, se la vogliamo mettere sul ridere, questo episodio ci potrebbe far riflettere sul fatto che è meglio non fare entrare mai la famiglia nel proprio lavoro, tantomeno una moglie che mette in pasto al mondo il fatto che decide lei, che l'ultima parola, a casa ma anche sul lavoro, ce l'ha lei. Tra l'altro prendendosi anche dei cori di disapprovazione del pubblico, reo di volere ancora,egoisticamente vedere Triple H mettere ancora a rischio la propria salute e dimenticandosi che ormai è un uomo di carriera ma soprattutto di casa, con moglie e figli a cui pensare. Che fine ha fatto l'Assassino Cerebrale, il wrestler tanto brutale e spietato di cui mi ero innamorato? Si è perso tra la gonnella di sua moglie, si è perso nei meandri delle logiche del business? Per fare carriera, ha dovuto piegarsi alle gerarchie familiari? La risposta non è così semplice. Tutte sono scelte, ognuna delle quali meritevoli di rispetto. I nostri cari possono incidere tanto, influenzare le nostre scelte. E bisogna trovare un equilibrio tra pensare agli altri, alle loro esigenze, e pensare a noi stessi, alla nostra realizzazione. Vi racconto due episodi che mi sono capitati la settimana scorsa, diametralmente opposti quanto a significati.
Come vi ho raccontato qualche mese fa, lavoro da anni in un'agenzia per le imprese. Mi è venuto a trovare un nostro cliente, che fa il meccanico e ha un'onesta officina da anni, che dà da mangiare a lui e alla sua famiglia. Mi ha raccontato del tempo di crisi, che la clientela si è ridotta, che ci sono i contributi da pagare, l'esattoria che manda cartelle, che vorrebbe mandare sua figlia all'università. L'altro giorno, mi ha detto, ero così triste che ho pensato una cosa brutta. Quasi quasi mi butto sopra un pò di benzina..Si è messo a piangere davanti a me e alla mia collega. Anche noi ci siamo commossi e lo abbiamo consolato, dicendogli di andare avanti, di stringere i denti. La sua risposta è stata che se trova la forza di andare avanti, lo fa solo per sua figlia. Non vuole che pensi che sia un fallito, uno che si arrende. Lei lo ha visto così, e gli ha detto poche, importanti parole. Non ti voglio vedere triste. Poche, ma importanti parole, a volte sono tante.
E'venuta una ragazza che ha fatto un corso da me, con suo padre. Mi ha chiesto delle informazioni per prendere un bar, per aprire questa attività. E poi mi ha chiesto se sapevo, magari, se aprendo in quella zona, sarebbe potuto venire qualcuno da loro a chiedere il pizzo. Sento ogni giorno storie del genere, gente che subisce minacce, angherie. Sua figlia era lì, triste, demotivata. Mi sono incazzato, magari ho sbagliato. Non potete deprimervi davanti alla cronaca, davanti a considerazioni che non dovreste fare. Ci dovete provare, ci deve provare se veramente avete fatto tutto questo iter per dare un'occasione a tua figlia. Non sto rischiando di mio, di tasca mia, è vero. Ma non me la sono sentita di permettere ad un padre di deprimere il desiderio, i progetti di una figlia, di mortificare il suo entusiasmo ricordandole che siamo a Palermo, che ci sono le spese, che magari potresti fare tanti sacrifici per aprirti qualcosa di tuo e poi magari l'indomani ti trovi l'attack nella saracinesca o il negozio bruciato. O qualcuno che ti viene a chiedere una "libera offerta". No, non si ragiona così. Questo è il gioco dello status quo, che non posso e non voglio tollerare, e non voglio che ai ragazzi venga inculcato questo timore reverenziale, questa cultura del sospetto e dell'intimidazione da chi ormai per esperienza ha le speranze bruciate.
Sicuramente i genitori, i familiari, i nostri partner ci hanno influenzato sulle nostre scelte di vita o di lavoro, ci danno delle dritte, spesso per il nostro bene, a volte per paura che magari, potremmo ripetere i loro errori. Magari ho tratto un discorso politico-sociale da un segmento di wrestling da cui qualcun'altro, prendendo il wrestling per quello che è (uno spettacolo di intrattenimento) avrebbe semplicemente pensato che era solo una dimostrazione ulteriore e alquanto evidente che le mogli tengono i mariti per le palle! In ogni caso, tornando al wrestling, sarebbe interessante vedere Triple H ribellarsi alle linee guida dei McMahon e affermare anche on screen il suo ruolo, le sue idee e la sua indipendenza mentale. Un pò come ha fatto qualche estate fa, quando lo lasciarono solo nel ruolo di COO e lo abbandonarono tutti con il famoso "walk out". A me quell'episodio piacque molto, come tutte le storyline che si avvicinano il più possibile alle dinamiche reali. Rimango comunque dell'opinione, e di questo ne sono certo: mai mischiare lavoro e vita privata, mai avere nel proprio lavoro i familiari tra i piedi. Fanno più danni che altro e rischiano seriamente di innescare una serie di meccanismi che sono non solo controproducenti a livello lavorativo, ma soprattutto a livello della propria realizzazione personale. Sarà pure un discorso da trentenne ambizioso: è un discorso da uno che pensa che avere dei compagni, avere dei familiari aiuta, ma devi sapere quando chiedere aiuto e quando invece devi avere le tue idee, portarle avanti anche da solo, e non farti frenare fagli altri. Si potrà sbagliare sì, come magari avrebbe sbagliato Hunter a salire troppo presto sul ring. Ma i migliori errori sono quelli che si fanno da soli, e sono quelli che ti fanno crescere di più. Questione di equilibrio, comprensione, e non invasione dei propri spazi reciproci. In ogni caso, penso anche una cosa che sembra il contrario di quello che ho detto finora: che si lavora per vivere, e non si vive per lavorare. E così come la famiglia non deve impedirci di realizzare un obiettivo, neanche il lavoro deve diventare, per quanto possibile e compatibilmente col periodo storico che stiamo vivendo, un'ossessione o un motivo per perderci quanto altro, di bello, ci viene offerto dalla nostra vita: soprattutto un bene prezioso come il tempo, che ci rimane da dedicare a chi ci vuole bene. Chissà se Triple H ha già imparato a farlo..
Quindi sembra che Triple H abbia dato dei segnali di discontinuità rispetto alla gestione precedente e generale: questo dovrebbe farci capire che non è totalmente assuefatto alle logiche e al modo di pensare di suo suocero, sebbene sia uno dei suoi uomini di punta e di maggior fiducia. Eppure le puntate di Raw vengono ancora riscritte totalmente in base agli umori di Vince, che dà comunque, nonostante la sua veneranda età, sempre il suo nulla osta definitivo a qualunque movimento o decisione di rilievo.
Mi viene da pensare che questo stesso meccanismo sia stato messo in chiave storyline e posto sotto gli occhi di tutti: Stephanie e Vince, preoccupati per la sua salute, impediscono a HHH di entrare nel ring contro Curtis Axel, con un decreto definitivo, e nel caso di Vince, addirittura minacciandolo di non fare delle scelte di cui potrebbe pentirsi. Un pugno di ferro non indifferente quello subito da Paul, che ha dovuto mettersi la coda tra le gambe e andarsene dall'arena nella sua bella limousine.
Certo, se la vogliamo mettere sul ridere, questo episodio ci potrebbe far riflettere sul fatto che è meglio non fare entrare mai la famiglia nel proprio lavoro, tantomeno una moglie che mette in pasto al mondo il fatto che decide lei, che l'ultima parola, a casa ma anche sul lavoro, ce l'ha lei. Tra l'altro prendendosi anche dei cori di disapprovazione del pubblico, reo di volere ancora,egoisticamente vedere Triple H mettere ancora a rischio la propria salute e dimenticandosi che ormai è un uomo di carriera ma soprattutto di casa, con moglie e figli a cui pensare. Che fine ha fatto l'Assassino Cerebrale, il wrestler tanto brutale e spietato di cui mi ero innamorato? Si è perso tra la gonnella di sua moglie, si è perso nei meandri delle logiche del business? Per fare carriera, ha dovuto piegarsi alle gerarchie familiari? La risposta non è così semplice. Tutte sono scelte, ognuna delle quali meritevoli di rispetto. I nostri cari possono incidere tanto, influenzare le nostre scelte. E bisogna trovare un equilibrio tra pensare agli altri, alle loro esigenze, e pensare a noi stessi, alla nostra realizzazione. Vi racconto due episodi che mi sono capitati la settimana scorsa, diametralmente opposti quanto a significati.
Come vi ho raccontato qualche mese fa, lavoro da anni in un'agenzia per le imprese. Mi è venuto a trovare un nostro cliente, che fa il meccanico e ha un'onesta officina da anni, che dà da mangiare a lui e alla sua famiglia. Mi ha raccontato del tempo di crisi, che la clientela si è ridotta, che ci sono i contributi da pagare, l'esattoria che manda cartelle, che vorrebbe mandare sua figlia all'università. L'altro giorno, mi ha detto, ero così triste che ho pensato una cosa brutta. Quasi quasi mi butto sopra un pò di benzina..Si è messo a piangere davanti a me e alla mia collega. Anche noi ci siamo commossi e lo abbiamo consolato, dicendogli di andare avanti, di stringere i denti. La sua risposta è stata che se trova la forza di andare avanti, lo fa solo per sua figlia. Non vuole che pensi che sia un fallito, uno che si arrende. Lei lo ha visto così, e gli ha detto poche, importanti parole. Non ti voglio vedere triste. Poche, ma importanti parole, a volte sono tante.
E'venuta una ragazza che ha fatto un corso da me, con suo padre. Mi ha chiesto delle informazioni per prendere un bar, per aprire questa attività. E poi mi ha chiesto se sapevo, magari, se aprendo in quella zona, sarebbe potuto venire qualcuno da loro a chiedere il pizzo. Sento ogni giorno storie del genere, gente che subisce minacce, angherie. Sua figlia era lì, triste, demotivata. Mi sono incazzato, magari ho sbagliato. Non potete deprimervi davanti alla cronaca, davanti a considerazioni che non dovreste fare. Ci dovete provare, ci deve provare se veramente avete fatto tutto questo iter per dare un'occasione a tua figlia. Non sto rischiando di mio, di tasca mia, è vero. Ma non me la sono sentita di permettere ad un padre di deprimere il desiderio, i progetti di una figlia, di mortificare il suo entusiasmo ricordandole che siamo a Palermo, che ci sono le spese, che magari potresti fare tanti sacrifici per aprirti qualcosa di tuo e poi magari l'indomani ti trovi l'attack nella saracinesca o il negozio bruciato. O qualcuno che ti viene a chiedere una "libera offerta". No, non si ragiona così. Questo è il gioco dello status quo, che non posso e non voglio tollerare, e non voglio che ai ragazzi venga inculcato questo timore reverenziale, questa cultura del sospetto e dell'intimidazione da chi ormai per esperienza ha le speranze bruciate.
Sicuramente i genitori, i familiari, i nostri partner ci hanno influenzato sulle nostre scelte di vita o di lavoro, ci danno delle dritte, spesso per il nostro bene, a volte per paura che magari, potremmo ripetere i loro errori. Magari ho tratto un discorso politico-sociale da un segmento di wrestling da cui qualcun'altro, prendendo il wrestling per quello che è (uno spettacolo di intrattenimento) avrebbe semplicemente pensato che era solo una dimostrazione ulteriore e alquanto evidente che le mogli tengono i mariti per le palle! In ogni caso, tornando al wrestling, sarebbe interessante vedere Triple H ribellarsi alle linee guida dei McMahon e affermare anche on screen il suo ruolo, le sue idee e la sua indipendenza mentale. Un pò come ha fatto qualche estate fa, quando lo lasciarono solo nel ruolo di COO e lo abbandonarono tutti con il famoso "walk out". A me quell'episodio piacque molto, come tutte le storyline che si avvicinano il più possibile alle dinamiche reali. Rimango comunque dell'opinione, e di questo ne sono certo: mai mischiare lavoro e vita privata, mai avere nel proprio lavoro i familiari tra i piedi. Fanno più danni che altro e rischiano seriamente di innescare una serie di meccanismi che sono non solo controproducenti a livello lavorativo, ma soprattutto a livello della propria realizzazione personale. Sarà pure un discorso da trentenne ambizioso: è un discorso da uno che pensa che avere dei compagni, avere dei familiari aiuta, ma devi sapere quando chiedere aiuto e quando invece devi avere le tue idee, portarle avanti anche da solo, e non farti frenare fagli altri. Si potrà sbagliare sì, come magari avrebbe sbagliato Hunter a salire troppo presto sul ring. Ma i migliori errori sono quelli che si fanno da soli, e sono quelli che ti fanno crescere di più. Questione di equilibrio, comprensione, e non invasione dei propri spazi reciproci. In ogni caso, penso anche una cosa che sembra il contrario di quello che ho detto finora: che si lavora per vivere, e non si vive per lavorare. E così come la famiglia non deve impedirci di realizzare un obiettivo, neanche il lavoro deve diventare, per quanto possibile e compatibilmente col periodo storico che stiamo vivendo, un'ossessione o un motivo per perderci quanto altro, di bello, ci viene offerto dalla nostra vita: soprattutto un bene prezioso come il tempo, che ci rimane da dedicare a chi ci vuole bene. Chissà se Triple H ha già imparato a farlo..
FONTE:ZONAWRESTLING.NET