Rischio di essere blasfemo ma permettetemi di dire che se guardo la WWE in queste settimane il motivo è uno e trino: lo Shield of Justice.
Seth Rollins: un'altra promessa che arriva dalla ROH, con uno stile ed un'immagine (soprattutto i capelli) a metà tra il primo CM Punk e Jeff Hardy, con una discreta capacità al microfono e una certa dose di carisma. Uno su cui si punta come futuro face probabilmente, cosa resa evidente dal fatto che è riuscito a diventare il primo campione di NXT. Divide il ruolo di stratega con Ambrose, probabilmente sembra meno cattivo dei compagni di squadra ma grazie al suo fisico è quello che regala le manovre più imprevedibili. Più che follia incarna l'estro artistico del genio, e mi sembra evidente che con lui si voglia riproporre un pò il modello del Charismatic Enigma (non a caso fu lui a prendersi un bump assurdo dalla scala a TLC).
Roman Reigns: un toro di origine samoana, l'ennesimo discendente della famiglia Anoa'i, che spero abbia maggiore successo dei fratelli Uso e del mio compianto Umaga. Reigns, conosciuto nella FCW come Leakee, è l'elemento di potenza, il motore dello Shield. Acerbo al microfono, deve sfruttare la compagnia degli altri due per implementare anche la capacità espressiva, altrimenti una volta sciolta la stable si troverà a fare il solito rullo distruttore alla Ryback.
Dean Ambrose: che dire? L'ex Jon Moxley è la mia speranza per il futuro insieme a Bray Wyatt. Potrebbe tranquillamente essere osannato dal pubblico da tweener e non rientrare mai in nessuno schema logoro di heel e face, anzi, proprio la sua trasparente e cristallina follia potrebbe accendere e materializzare le sane utopie degli smartoni come me delusi da questa stagione post-WrestleMania. Dean Ambrose è ormai con tutta evidenza il frontman di questo gruppo che finora non ha voluto creare e disegnare gerarchie al suo interno. Tuttavia, mandarlo in prima linea sia contro l'Undertaker che contro Kane è segno che viene considerato dal booking team quello tra i tre che è più maturo, più definito, più pronto ad intraprendere una carriera da singolo, dato che trasuda carisma da ogni poro. Il suo cammino potrebbe anche essere quello di un heel spietato, violento e strategico, un pò come il caro vecchio Legend Killer Randy Orton prima che si trasformasse in una biscia da cortile. In ogni caso, quando ognuno comincierà a percorrere la sua strada, Ambrose salirà al top in tempi brevi.
Qual'è la forza di questi tre, che sono imbattuti nei match di squadra, contro qualunque tipo di combinazione di avversari che gli sia stata messa contro? Il misto di genio, strategia, potenza, tattica. Un equilibrio perfetto che rende questi tre la stable migliore degli ultimi anni, indubbiamente superiore al Nexus, la cui maggiore distruttività era dovuta solo al maggior numero dei componenti. In realtà penso che il fatto di essere solo tre sia un loro punto di forza: possono coordinarsi meglio, essere ognuno più facilmente al centro dell'attenzione e mettere a disposizione della squadra le loro peculiarità. Inoltre, come già rilevato, hanno una struttura a triangolo equilatero: non essendoci un leader, i tre intervengono paritariamente al risultato, mettendo a segno, quando serve, una devastante spear, una viscida ddt o un salto dalle corde.
Insomma, la mia pagella per lo Shield recita promosso a pieni voti, e sono più che convinto che, dopo il grande spettacolo che hanno dato a WrestleMania, sia arrivato per loro il momento di strappare le cinture di coppia al team Hell No, che ormai, diciamocelo, ha davvero stancato e che invece di promuovere lo sviluppo della categoria tag team, l'ha fatta scomparire con il loro dominio assoluto. Lo Shield può difendere per mesi le cinture con la Freebird rule, anche se avere le cinture, inevitabilmente, li porterà alle prime sconfitte, se non altro per rendere credibili i futuri avversari. In ogni caso sarebbe possibile mantenerli imbattibili quando lotteranno tutti e tre.
Il confronto è quindi d'obbligo: qual'è la somiglianza tra il Nexus e lo Shield? Abbiamo in entrambi i casi dei giovani che si mettono in squadra per attaccare i main eventer, ed in particolare i top face, Ryback, John Cena, ecc. Il Nexus aveva una portata violenta e distruttiva ma in realtà ancorata solo al progetto di avere un posto al sole, di farsi un nome nel main roster, di trovare un posto di lavoro per non essere abbandonati o licenziati dopo la prima stagione di NXT, e di questa istanza si è fatto portavoce il loro leader nonchè attuale campione intercontinentale, Wade Barrett. Un Barrett che all'epoca ha perso il treno per diventare, anche se magari per poco, campione WWE a capo di quella stable, e magari in futuro avrà di nuovo quell'occasione, con una modalità sicuramente meno convincente, come probabile vincitore di un futuro mitb. Lo Shield invece, non parla come se si trattasse di soggetti distinti, autonomi, che vogliono entrare in WWE per avere un lavoro. Non a caso puntano alle cinture di coppia, che cementeranno ancora di più la loro unione. Lo Shield vuole realizzare un'ideale, un concetto più alto, che sovrasta tutti e tre: fare scudo dalle ingiustizie. E' la mancanza di un vero ideale unificante che ha reso debole il Nexus e ha determinato il suo scioglimento; l'errore del Nexus è stato quello di voler inglobare il vecchio, il virus, dentro di sè, ammettendo John Cena tra i suoi membri: un pò come se si facesse entrare Val Venis in un convento di monache di clausura o come se uno, dopo essersi abbuffato durante la grande grigliata del primo maggio, decidesse di sperimentare la coprofagia. Lo Shield invece rifiuta lo stato attuale della compagnia, in cui intravede tutta l'ingiustizia della società attuale: è il nuovo che a forza, a spintoni, a colpi di triple powerbomb, si prende lo spazio che gli anziani, i potenti non vogliono mollare. "Mind the gap", ricorda con frequenza la metropolitana di Londra ai numerosi passeggeri che ogni giorno affollano la tube: state attenti al saltino che c'è tra il treno e la piattaforma. Lo spazio che c'è tra ciò che cammina, si muove avanti e sfreccia lontano, e ciò che sta fermo, immobile da tempo, si sta colmando. L'immagine simbolica è quella dell'Undertaker, schiantato su un tavolo dalla triple powerbomb dello Shield, mentre JBL urla "don't do it, he's a legend!". L'immagine metaforica è quella di Roman Reigns, che si prende il pin su John Cena (non penso di avere mai goduto così tanto negli ultimi mesi!). Ma soprattutto, l'immagine metaforica è quella dei giovani che avanzano, del futuro che incombe e che i più grandi dovrebbero rispettare, curare, favorire: un ricambio su cui fortunatamente, e merito gliene va dato, la WWE sta puntando, favorendolo e promuovendolo. I nostri beniamini del futuro magari si stanno allenando nel nuovo palazzetto di NXT ad Orlando, i nostri geni del futuro si stanno formando magari in qualche università, in qualche centro culturale, o magari leggendo un libro, con la lucetta accesa sulla propria scrivania: come ha detto Ambrose, per decenni l'Undertaker, il grande nome che suscita timore reverenziale, ha imposto la sua idea di giustizia, il suo dominio, spaventando arbitri e avversari. E'ora di nuovi miti, di nuove storie, e di un nuovo ideale di giustizia. Quello in cui chi ha già dato tutto, si deve mettere da parte; mettere da parte per per-mettere agli altri di tracciare la propria strada, riprendendo la storia già scritta e scrivendo pagine nuove e speriamo, emozionanti; portando il nostro show preferito, oltre il gap generazionale, in equilibrio tra certezze e sorprese, verso mete più alte.
Dai, oggi sono stato bravo e ho parlato di wrestling, ma concedetemi il mio solito off-topic: Le nuove generazioni corrono il rischio concreto di un arretramento nelle condizioni di vita rispetto a quelle che le hanno precedute. La realizzazione delle necessarie riforme del sistema pensionistico ha generato significative disparità tra generazioni, anche contigue, di lavoratori, e il lungo periodo di transizione previsto per l’entrata a regime delle nuove regole ha aumentato il costo finale a carico di quelle più giovani (Rossi, 1997, Mazzaferro e Toso, 2006). Questa minor ricchezza pensionistica non sembra compensata da un maggiore successo nel mercato del lavoro. I lavoratori più giovani incontrano difficoltà crescenti nel costruirsi una carriera lavorativa che consenta il pieno sviluppo delle attitudini e delle capacità individuali, e consenta l'indipendenza dalle famiglie di origine (Livi Bacci, 2005). Tra i fattori penalizzanti vi sarebbero le riforme che hanno inciso prevalentemente sulle condizioni di ingresso nel mercato del lavoro e che avrebbero contribuito ad ampliare la frattura generazionale tra “giovani” e “vecchi” lavoratori. Oggi lasciatemi esprimere quanto mi incazzo a sentir dire che i ragazzi non vogliono andarsene da casa, fanno i bamboccioni, e che ora stiamo molto meglio di prima. Cazzate. Fino a qualche anno fa con un diploma qualunque trovavi un bel posto, ti facevi una pensione e vivevi con un ottimo tenore di vita, c'erano i concorsi, in qualche modo ti sistemavi, i genitori ce la facevano a coprirti le spalle e magari a comprarti una casa. Oggi, ai ragazzi viene chiesto molto di più per farcela, il mondo del lavoro è esaurito e le risorse, a causa di una decennale cattiva gestione politica, sono nettamente inferiori a quelle di prima. Trasferimento di conoscenze, di esperienze? Sono in pochi gli "anziani" che ancora lo fanno, la maggior parte non fanno altro che lobbizzare le posizioni di potere conquistate in passato. Non mi resta che sperare che questo divario di prospettive incerte sia colmato, in qualche modo, da programmi politici più attenti a garantire quelli che, nel futuro, ci dovranno vivere. E anche oggi è più difficile sfondare nel wrestling business: siamo sempre più esigenti, non ci accontentiamo delle solite gimmick e manfrine e vogliamo vedere talento, capacità di sfondare in un contesto multimedializzato. Insomma, farcela non è da tutti.
Roman Reigns: un toro di origine samoana, l'ennesimo discendente della famiglia Anoa'i, che spero abbia maggiore successo dei fratelli Uso e del mio compianto Umaga. Reigns, conosciuto nella FCW come Leakee, è l'elemento di potenza, il motore dello Shield. Acerbo al microfono, deve sfruttare la compagnia degli altri due per implementare anche la capacità espressiva, altrimenti una volta sciolta la stable si troverà a fare il solito rullo distruttore alla Ryback.
Dean Ambrose: che dire? L'ex Jon Moxley è la mia speranza per il futuro insieme a Bray Wyatt. Potrebbe tranquillamente essere osannato dal pubblico da tweener e non rientrare mai in nessuno schema logoro di heel e face, anzi, proprio la sua trasparente e cristallina follia potrebbe accendere e materializzare le sane utopie degli smartoni come me delusi da questa stagione post-WrestleMania. Dean Ambrose è ormai con tutta evidenza il frontman di questo gruppo che finora non ha voluto creare e disegnare gerarchie al suo interno. Tuttavia, mandarlo in prima linea sia contro l'Undertaker che contro Kane è segno che viene considerato dal booking team quello tra i tre che è più maturo, più definito, più pronto ad intraprendere una carriera da singolo, dato che trasuda carisma da ogni poro. Il suo cammino potrebbe anche essere quello di un heel spietato, violento e strategico, un pò come il caro vecchio Legend Killer Randy Orton prima che si trasformasse in una biscia da cortile. In ogni caso, quando ognuno comincierà a percorrere la sua strada, Ambrose salirà al top in tempi brevi.
Qual'è la forza di questi tre, che sono imbattuti nei match di squadra, contro qualunque tipo di combinazione di avversari che gli sia stata messa contro? Il misto di genio, strategia, potenza, tattica. Un equilibrio perfetto che rende questi tre la stable migliore degli ultimi anni, indubbiamente superiore al Nexus, la cui maggiore distruttività era dovuta solo al maggior numero dei componenti. In realtà penso che il fatto di essere solo tre sia un loro punto di forza: possono coordinarsi meglio, essere ognuno più facilmente al centro dell'attenzione e mettere a disposizione della squadra le loro peculiarità. Inoltre, come già rilevato, hanno una struttura a triangolo equilatero: non essendoci un leader, i tre intervengono paritariamente al risultato, mettendo a segno, quando serve, una devastante spear, una viscida ddt o un salto dalle corde.
Insomma, la mia pagella per lo Shield recita promosso a pieni voti, e sono più che convinto che, dopo il grande spettacolo che hanno dato a WrestleMania, sia arrivato per loro il momento di strappare le cinture di coppia al team Hell No, che ormai, diciamocelo, ha davvero stancato e che invece di promuovere lo sviluppo della categoria tag team, l'ha fatta scomparire con il loro dominio assoluto. Lo Shield può difendere per mesi le cinture con la Freebird rule, anche se avere le cinture, inevitabilmente, li porterà alle prime sconfitte, se non altro per rendere credibili i futuri avversari. In ogni caso sarebbe possibile mantenerli imbattibili quando lotteranno tutti e tre.
Il confronto è quindi d'obbligo: qual'è la somiglianza tra il Nexus e lo Shield? Abbiamo in entrambi i casi dei giovani che si mettono in squadra per attaccare i main eventer, ed in particolare i top face, Ryback, John Cena, ecc. Il Nexus aveva una portata violenta e distruttiva ma in realtà ancorata solo al progetto di avere un posto al sole, di farsi un nome nel main roster, di trovare un posto di lavoro per non essere abbandonati o licenziati dopo la prima stagione di NXT, e di questa istanza si è fatto portavoce il loro leader nonchè attuale campione intercontinentale, Wade Barrett. Un Barrett che all'epoca ha perso il treno per diventare, anche se magari per poco, campione WWE a capo di quella stable, e magari in futuro avrà di nuovo quell'occasione, con una modalità sicuramente meno convincente, come probabile vincitore di un futuro mitb. Lo Shield invece, non parla come se si trattasse di soggetti distinti, autonomi, che vogliono entrare in WWE per avere un lavoro. Non a caso puntano alle cinture di coppia, che cementeranno ancora di più la loro unione. Lo Shield vuole realizzare un'ideale, un concetto più alto, che sovrasta tutti e tre: fare scudo dalle ingiustizie. E' la mancanza di un vero ideale unificante che ha reso debole il Nexus e ha determinato il suo scioglimento; l'errore del Nexus è stato quello di voler inglobare il vecchio, il virus, dentro di sè, ammettendo John Cena tra i suoi membri: un pò come se si facesse entrare Val Venis in un convento di monache di clausura o come se uno, dopo essersi abbuffato durante la grande grigliata del primo maggio, decidesse di sperimentare la coprofagia. Lo Shield invece rifiuta lo stato attuale della compagnia, in cui intravede tutta l'ingiustizia della società attuale: è il nuovo che a forza, a spintoni, a colpi di triple powerbomb, si prende lo spazio che gli anziani, i potenti non vogliono mollare. "Mind the gap", ricorda con frequenza la metropolitana di Londra ai numerosi passeggeri che ogni giorno affollano la tube: state attenti al saltino che c'è tra il treno e la piattaforma. Lo spazio che c'è tra ciò che cammina, si muove avanti e sfreccia lontano, e ciò che sta fermo, immobile da tempo, si sta colmando. L'immagine simbolica è quella dell'Undertaker, schiantato su un tavolo dalla triple powerbomb dello Shield, mentre JBL urla "don't do it, he's a legend!". L'immagine metaforica è quella di Roman Reigns, che si prende il pin su John Cena (non penso di avere mai goduto così tanto negli ultimi mesi!). Ma soprattutto, l'immagine metaforica è quella dei giovani che avanzano, del futuro che incombe e che i più grandi dovrebbero rispettare, curare, favorire: un ricambio su cui fortunatamente, e merito gliene va dato, la WWE sta puntando, favorendolo e promuovendolo. I nostri beniamini del futuro magari si stanno allenando nel nuovo palazzetto di NXT ad Orlando, i nostri geni del futuro si stanno formando magari in qualche università, in qualche centro culturale, o magari leggendo un libro, con la lucetta accesa sulla propria scrivania: come ha detto Ambrose, per decenni l'Undertaker, il grande nome che suscita timore reverenziale, ha imposto la sua idea di giustizia, il suo dominio, spaventando arbitri e avversari. E'ora di nuovi miti, di nuove storie, e di un nuovo ideale di giustizia. Quello in cui chi ha già dato tutto, si deve mettere da parte; mettere da parte per per-mettere agli altri di tracciare la propria strada, riprendendo la storia già scritta e scrivendo pagine nuove e speriamo, emozionanti; portando il nostro show preferito, oltre il gap generazionale, in equilibrio tra certezze e sorprese, verso mete più alte.
Dai, oggi sono stato bravo e ho parlato di wrestling, ma concedetemi il mio solito off-topic: Le nuove generazioni corrono il rischio concreto di un arretramento nelle condizioni di vita rispetto a quelle che le hanno precedute. La realizzazione delle necessarie riforme del sistema pensionistico ha generato significative disparità tra generazioni, anche contigue, di lavoratori, e il lungo periodo di transizione previsto per l’entrata a regime delle nuove regole ha aumentato il costo finale a carico di quelle più giovani (Rossi, 1997, Mazzaferro e Toso, 2006). Questa minor ricchezza pensionistica non sembra compensata da un maggiore successo nel mercato del lavoro. I lavoratori più giovani incontrano difficoltà crescenti nel costruirsi una carriera lavorativa che consenta il pieno sviluppo delle attitudini e delle capacità individuali, e consenta l'indipendenza dalle famiglie di origine (Livi Bacci, 2005). Tra i fattori penalizzanti vi sarebbero le riforme che hanno inciso prevalentemente sulle condizioni di ingresso nel mercato del lavoro e che avrebbero contribuito ad ampliare la frattura generazionale tra “giovani” e “vecchi” lavoratori. Oggi lasciatemi esprimere quanto mi incazzo a sentir dire che i ragazzi non vogliono andarsene da casa, fanno i bamboccioni, e che ora stiamo molto meglio di prima. Cazzate. Fino a qualche anno fa con un diploma qualunque trovavi un bel posto, ti facevi una pensione e vivevi con un ottimo tenore di vita, c'erano i concorsi, in qualche modo ti sistemavi, i genitori ce la facevano a coprirti le spalle e magari a comprarti una casa. Oggi, ai ragazzi viene chiesto molto di più per farcela, il mondo del lavoro è esaurito e le risorse, a causa di una decennale cattiva gestione politica, sono nettamente inferiori a quelle di prima. Trasferimento di conoscenze, di esperienze? Sono in pochi gli "anziani" che ancora lo fanno, la maggior parte non fanno altro che lobbizzare le posizioni di potere conquistate in passato. Non mi resta che sperare che questo divario di prospettive incerte sia colmato, in qualche modo, da programmi politici più attenti a garantire quelli che, nel futuro, ci dovranno vivere. E anche oggi è più difficile sfondare nel wrestling business: siamo sempre più esigenti, non ci accontentiamo delle solite gimmick e manfrine e vogliamo vedere talento, capacità di sfondare in un contesto multimedializzato. Insomma, farcela non è da tutti.
FONTE:ZONAWRESTLING.NET