Non è presente a WM, ma sarà comunque in mezzo ai nostri gladiatori: RatedRFrà vi parla di Paul Bearer e del grande contributo che sta dando a questa edizione dello Showcase of (appunto) Immortals!
Oggi mi trovo nella scomoda posizione di scrivere a poche ore dall'evento più importante dell'anno, cosa certamente non facile soprattutto perchè ormai tutto sembra essere stato detto e non ci resta che aspettare di guardare quello che, ci piaccia o meno come sia stato costruito, rimane il palcoscenico che tutti attendiamo per un anno intero: WrestleMania.
In realtà non ho molti dubbi sul'argomento di cui parlare oggi, vale a dire su come è stata costruito il feud tra CM Punk e l'Undertaker. Lo schema di partenza anche in questo caso è stato molto semplice: Punk viene privato della cintura che diventa oggetto di contesa tra le due macchine sfornasoldi della WWE; l'Undertaker resuscita dopo Elimination Chamber, prima in un house show e poi a Raw Old School, e infine si disputa un match a quattro per stabilire chi avrà l'onore (o l'onere?) di perdere contro l'Undertaker a WM. Manco a dirlo, a disputare il match sono stati Punk, e i tre che erano già in feud con lo Shield, con un esito quindi della contesa abbastanza ovvio.
Quindi Punk contro l'Undertaker. Come costruire questo feud? Potevano ricordarsi che anni fa Punk aveva vinto sul becchino tramite screwjob chiudendolo nell'Anaconda Vise, ma la scarsa memoria storica dei booker della WWE non sempre consente questo tipo di collegamenti. All'improvviso, una brutta notizia che però cade paradossalmente nel momento giusto dell'anno: la morte di William Moody, alias Paul Bearer. L'Undertaker e Kane commemorano rispettivamente la figura del manager e del padre, ma vengono interrotti ed attaccati da Punk, il quale dice prima che Bearer è fortunato perchè almeno per lui la streak sarà sempre integra, non potendo assistere invece al 20-1 per mano dello stesso Punk. Poi gioca con l'urna, disperdendone il contenuto sul corpo del DeadMan, davanti ad un redivivo Bearer, interpretato stavolta da Paul Heyman. Punk attacca il becchino alle spalle, dopo averlo fatto cadere nella trappola dei druidi, da cui Punk era travestito. Questo, in sintesi, quello che è accaduto finora: quello che è successo dopo non lo so ancora, dato che mi chiuderò in un silenzioso isolamento no-spoiler fino a stasera, quando guarderò WM.
A quanto pare il segmento finale del feud nell'ultima puntata di Raw ha fatto sobbalzare qualcuno sulla sedia: qualcuno sarà anche andato a lamentarsi con la famiglia Moody, chiedendo come sia possibile che i parenti abbiano dato il loro consenso ad una scena così forte da vedere. Michael Moody, il figlio dello scomparso William, ha confermato di aver prestato il suo consenso a questo script, ma che la WWE avrebbe modificato la sua realizzazione rendendolo diverso da quanto pattuito anche ai suoi stessi occhi. A questo punto il mio discorso deve necessariamente scindersi in due aspetti: uno di tipo giuridico e uno sulla natura dello spettacolo che seguiamo.
Naturalmente un contratto vincola le parti al rispetto dello stesso: quindi se la WWE e la famiglia Moody hanno concordato una determinata scena (Punk che gioca con l'urna, Heyman che si traveste da Bearer, l'urna che viene aperta con la sabbia rovesciata sull'Undertaker), discostarsi da quanto pattuito costituisce inadempimento contrattuale oltre che venir meno alla buona fede nei rapporti tra le parti. In ogni caso noi non sappiamo quale fosse la scena programmata originariamente e non sappiamo quindi quanto i protagonisti, su indicazione dei writers, se ne siano discostati; non cambia che la mia impressione è che la risposta di Moody sia stata ben studiata, perchè non ha affermato che la WWE ha messo in scena un segmento diverso da quanto concordato, ma che vedere messo in azione quanto concordato gli ha dato un'impressione diversa da come se li immaginava. E credetemi, visto che sono un quasi-avvocato, che questo tipo di risposta è una risposta tipica di chi da un lato vuole difendersi, tutelarsi da critiche che vengano da pubblico e media, dall'altra non è così pungente da incrinare i propri rapporti con la controparte (WWE) che è quella che lo sta riempiendo di quattrini e che ha reso famoso il padre: una risposta paracula insomma.
Abbandoniamo il diritto e parliamo ora di spettacolo: chi è che non sa, oggi, anno domini 2013, che il wrestling è uno sport-spettacolo, cioè una disciplina in cui l'azione dei wrestler sul ring è scritta, predeterminata e accompagnata da storyline che rendano avvincente questo tipo di intrattenimento? Tutti lo sanno, anche i bambini di oggi (non certo io quando vedevo spuntare Bearer e l'Undertaker diciotto anni fa, e me la facevo sotto a guardarli). Bearer, che è stato uno dei manager più famosi della storia e merita come pochi altri manager di essere introdotto nella Hall of Fame (spero al più presto, insieme ad almeno uno dei suoi due assistiti principali) ha costruito un'intera carriera giocando sulla morte. Casket match, essere murato vivo sotto una colata di cemento, druidi, fiaccole, bare, tutto parte di una messinscena dal sapore medievale che ha reso famoso e temibile il personaggio, il nome dell'Undertaker, stimolando e richiamando l'innata, insopprimibile paura dell'essere umano a vedere questi oggetti, come il cofano funebre o le urne con le polveri dei defunti, un pò come si fa ad Halloween. Io sono più che convinto che Moody, ovunque egli sia, sia contento che di aver contribuito, pur non essendoci fisicamente, a rendere interessante un feud che altrimenti sarebbe finito subito su un binario "morto" (sempre là torniamo) per la scarsa fantasia dei booker, per il malcontento di Punk e per le scarse condizioni fisiche del Deadman. Che sia contento perchè quello era il suo lavoro: fingere, recitare, mettersi quella vocina tetra e quel face paint bianco cadavere per dare l'impressione che provenisse anche lui dall'aldilà, e avesse il potere di evocare quei due mostri chiamati Brothers of Destruction.
Cosa ha fatto CM Punk? La stessa cosa. Ha giocato con la morte, ci ha ricordato che noi tutti finiamo prima o poi, e che il destino non è stato diverso con quell'uomo che ha costruito tutto il suo personaggio sul giocare con la morte. Niente è immortale, neanche l'Undertaker, e Punk non vuole essere preso in giro: aprendo quell'urna ha rovesciato questo ricordo, ha messo fine a questo tabù. Il Deadman è un uomo, come lo era Moody. Sono i personaggi di questa grande recita che è il wrestling a non morire, a rimanere per sempre, indelebili, nella nostra memoria, e li ricorderemo sempre con affetto. E quando uno di loro scompare, diventa sabbia, sabbia che viene riversata su di noi, a cui non rimane altro che lasciare che questa sabbia si diffonda, si disperda nell'aria riportandoci nel passato come una clessidra, quando vorremo commemorare questi grandi personaggi, che grandi uomini ci hanno regalato.
Allora non stupiamoci se Punk gioca con la morte: attualmente lui è l'unico ad avere uno status tale da potersi permettere, insieme ad Heyman, di giocare con l'infarto di Lawler, di colpire l'Undertaker con l'urna, di parlare di Paul Bearer (di Bearer ribadisco, non di William Moody) e addirittura essere tifato dal pubblico. Quel pubblico, forse troppo minoritario ormai, che si ricorda cosa è veramente il wrestling come spettacolo e non confondono la realtà con la messinscena. A chi ha giocato per anni mettendo in scena la morte, Punk ha risposto con la stessa moneta: ha giocato anche lui con la morte. Ma con la morte di un personaggio, non di un uomo. Con la morte di una striscia vincente, non di un essere umano. E chi si scandalizza o ha poca memoria storica, oppure di wrestling non ne capisce davvero niente. Qualche mese fa ho scritto l'apologia di Punk per il bladejob che si fece nel match dentro la gabbia con Jerry Lawler. So che farò come al solito la figura del blindmark di Punk (ecchissene!), ma io, sinceramente, non posso dire altro che chapeau per come ha condotto questo feud. Anche stavolta, come con The Rock, da solo, perchè l'Undertaker non ha contribuito granchè. E soprattutto, apprezzo la sua sincerità: è vero, c'è gente che farebbe carte false per avere un match a WrestleMania contro l'Undertaker, perchè in ogni caso, anche perdendo, diventi parte della storia, di questa streak che ormai, personalmente, mi ha stufato e non dà proprio niente di nuovo al business (e che ritengo avrebbe dovuto concludersi col fantastico End of an Era dell'anno scorso). Ma dall'altro, ammiro Phil: lui con l'Undertaker aveva già feudato, e il suo sogno rimane il Main Event, magari contro il suo idolo SCSA. Non possiamo certo criticarlo se il suo dream match non è questo, e sono più che certo che qualunque seguace della disciplina, e non solo i fan di Punk, cambierebbero volentieri il match Punk-Undertaker con un Punk-Austin. Mi consola comunque il fatto che questa tacca n.21 sarà, inevitabilmente e giustamente, dedicata a Moody.
Per concludere, pensando a quelli che vedendo questo segmento sono sobbalzati sulla sedia, non posso che essere contento: vuol dire che Phil Brooks, Mark Calaway e soprattutto William Moody hanno fatto bene il loro lavoro: mettere in scena le paure più profonde della nostra vita, il rispetto che ha conquistato quell'uomo nei nostri ricordi, il nostro essere sabbia. Vi lascio con due citazioni.
"Il cuore pulsante di Roma non è certo il marmo del Senato, ma la sabbia del Colosseo: lui porterà loro la morte, in cambio lo ameranno" ("Il Gladiatore").
"Sotto la sabbia è sepolto il mistero della vita, fra le dune c'è il canto dell'universo. Chi non sa ascoltare, chi non sa immaginare è lontano dalla verità" (Romano Battaglia).
In realtà non ho molti dubbi sul'argomento di cui parlare oggi, vale a dire su come è stata costruito il feud tra CM Punk e l'Undertaker. Lo schema di partenza anche in questo caso è stato molto semplice: Punk viene privato della cintura che diventa oggetto di contesa tra le due macchine sfornasoldi della WWE; l'Undertaker resuscita dopo Elimination Chamber, prima in un house show e poi a Raw Old School, e infine si disputa un match a quattro per stabilire chi avrà l'onore (o l'onere?) di perdere contro l'Undertaker a WM. Manco a dirlo, a disputare il match sono stati Punk, e i tre che erano già in feud con lo Shield, con un esito quindi della contesa abbastanza ovvio.
Quindi Punk contro l'Undertaker. Come costruire questo feud? Potevano ricordarsi che anni fa Punk aveva vinto sul becchino tramite screwjob chiudendolo nell'Anaconda Vise, ma la scarsa memoria storica dei booker della WWE non sempre consente questo tipo di collegamenti. All'improvviso, una brutta notizia che però cade paradossalmente nel momento giusto dell'anno: la morte di William Moody, alias Paul Bearer. L'Undertaker e Kane commemorano rispettivamente la figura del manager e del padre, ma vengono interrotti ed attaccati da Punk, il quale dice prima che Bearer è fortunato perchè almeno per lui la streak sarà sempre integra, non potendo assistere invece al 20-1 per mano dello stesso Punk. Poi gioca con l'urna, disperdendone il contenuto sul corpo del DeadMan, davanti ad un redivivo Bearer, interpretato stavolta da Paul Heyman. Punk attacca il becchino alle spalle, dopo averlo fatto cadere nella trappola dei druidi, da cui Punk era travestito. Questo, in sintesi, quello che è accaduto finora: quello che è successo dopo non lo so ancora, dato che mi chiuderò in un silenzioso isolamento no-spoiler fino a stasera, quando guarderò WM.
A quanto pare il segmento finale del feud nell'ultima puntata di Raw ha fatto sobbalzare qualcuno sulla sedia: qualcuno sarà anche andato a lamentarsi con la famiglia Moody, chiedendo come sia possibile che i parenti abbiano dato il loro consenso ad una scena così forte da vedere. Michael Moody, il figlio dello scomparso William, ha confermato di aver prestato il suo consenso a questo script, ma che la WWE avrebbe modificato la sua realizzazione rendendolo diverso da quanto pattuito anche ai suoi stessi occhi. A questo punto il mio discorso deve necessariamente scindersi in due aspetti: uno di tipo giuridico e uno sulla natura dello spettacolo che seguiamo.
Naturalmente un contratto vincola le parti al rispetto dello stesso: quindi se la WWE e la famiglia Moody hanno concordato una determinata scena (Punk che gioca con l'urna, Heyman che si traveste da Bearer, l'urna che viene aperta con la sabbia rovesciata sull'Undertaker), discostarsi da quanto pattuito costituisce inadempimento contrattuale oltre che venir meno alla buona fede nei rapporti tra le parti. In ogni caso noi non sappiamo quale fosse la scena programmata originariamente e non sappiamo quindi quanto i protagonisti, su indicazione dei writers, se ne siano discostati; non cambia che la mia impressione è che la risposta di Moody sia stata ben studiata, perchè non ha affermato che la WWE ha messo in scena un segmento diverso da quanto concordato, ma che vedere messo in azione quanto concordato gli ha dato un'impressione diversa da come se li immaginava. E credetemi, visto che sono un quasi-avvocato, che questo tipo di risposta è una risposta tipica di chi da un lato vuole difendersi, tutelarsi da critiche che vengano da pubblico e media, dall'altra non è così pungente da incrinare i propri rapporti con la controparte (WWE) che è quella che lo sta riempiendo di quattrini e che ha reso famoso il padre: una risposta paracula insomma.
Abbandoniamo il diritto e parliamo ora di spettacolo: chi è che non sa, oggi, anno domini 2013, che il wrestling è uno sport-spettacolo, cioè una disciplina in cui l'azione dei wrestler sul ring è scritta, predeterminata e accompagnata da storyline che rendano avvincente questo tipo di intrattenimento? Tutti lo sanno, anche i bambini di oggi (non certo io quando vedevo spuntare Bearer e l'Undertaker diciotto anni fa, e me la facevo sotto a guardarli). Bearer, che è stato uno dei manager più famosi della storia e merita come pochi altri manager di essere introdotto nella Hall of Fame (spero al più presto, insieme ad almeno uno dei suoi due assistiti principali) ha costruito un'intera carriera giocando sulla morte. Casket match, essere murato vivo sotto una colata di cemento, druidi, fiaccole, bare, tutto parte di una messinscena dal sapore medievale che ha reso famoso e temibile il personaggio, il nome dell'Undertaker, stimolando e richiamando l'innata, insopprimibile paura dell'essere umano a vedere questi oggetti, come il cofano funebre o le urne con le polveri dei defunti, un pò come si fa ad Halloween. Io sono più che convinto che Moody, ovunque egli sia, sia contento che di aver contribuito, pur non essendoci fisicamente, a rendere interessante un feud che altrimenti sarebbe finito subito su un binario "morto" (sempre là torniamo) per la scarsa fantasia dei booker, per il malcontento di Punk e per le scarse condizioni fisiche del Deadman. Che sia contento perchè quello era il suo lavoro: fingere, recitare, mettersi quella vocina tetra e quel face paint bianco cadavere per dare l'impressione che provenisse anche lui dall'aldilà, e avesse il potere di evocare quei due mostri chiamati Brothers of Destruction.
Cosa ha fatto CM Punk? La stessa cosa. Ha giocato con la morte, ci ha ricordato che noi tutti finiamo prima o poi, e che il destino non è stato diverso con quell'uomo che ha costruito tutto il suo personaggio sul giocare con la morte. Niente è immortale, neanche l'Undertaker, e Punk non vuole essere preso in giro: aprendo quell'urna ha rovesciato questo ricordo, ha messo fine a questo tabù. Il Deadman è un uomo, come lo era Moody. Sono i personaggi di questa grande recita che è il wrestling a non morire, a rimanere per sempre, indelebili, nella nostra memoria, e li ricorderemo sempre con affetto. E quando uno di loro scompare, diventa sabbia, sabbia che viene riversata su di noi, a cui non rimane altro che lasciare che questa sabbia si diffonda, si disperda nell'aria riportandoci nel passato come una clessidra, quando vorremo commemorare questi grandi personaggi, che grandi uomini ci hanno regalato.
Allora non stupiamoci se Punk gioca con la morte: attualmente lui è l'unico ad avere uno status tale da potersi permettere, insieme ad Heyman, di giocare con l'infarto di Lawler, di colpire l'Undertaker con l'urna, di parlare di Paul Bearer (di Bearer ribadisco, non di William Moody) e addirittura essere tifato dal pubblico. Quel pubblico, forse troppo minoritario ormai, che si ricorda cosa è veramente il wrestling come spettacolo e non confondono la realtà con la messinscena. A chi ha giocato per anni mettendo in scena la morte, Punk ha risposto con la stessa moneta: ha giocato anche lui con la morte. Ma con la morte di un personaggio, non di un uomo. Con la morte di una striscia vincente, non di un essere umano. E chi si scandalizza o ha poca memoria storica, oppure di wrestling non ne capisce davvero niente. Qualche mese fa ho scritto l'apologia di Punk per il bladejob che si fece nel match dentro la gabbia con Jerry Lawler. So che farò come al solito la figura del blindmark di Punk (ecchissene!), ma io, sinceramente, non posso dire altro che chapeau per come ha condotto questo feud. Anche stavolta, come con The Rock, da solo, perchè l'Undertaker non ha contribuito granchè. E soprattutto, apprezzo la sua sincerità: è vero, c'è gente che farebbe carte false per avere un match a WrestleMania contro l'Undertaker, perchè in ogni caso, anche perdendo, diventi parte della storia, di questa streak che ormai, personalmente, mi ha stufato e non dà proprio niente di nuovo al business (e che ritengo avrebbe dovuto concludersi col fantastico End of an Era dell'anno scorso). Ma dall'altro, ammiro Phil: lui con l'Undertaker aveva già feudato, e il suo sogno rimane il Main Event, magari contro il suo idolo SCSA. Non possiamo certo criticarlo se il suo dream match non è questo, e sono più che certo che qualunque seguace della disciplina, e non solo i fan di Punk, cambierebbero volentieri il match Punk-Undertaker con un Punk-Austin. Mi consola comunque il fatto che questa tacca n.21 sarà, inevitabilmente e giustamente, dedicata a Moody.
Per concludere, pensando a quelli che vedendo questo segmento sono sobbalzati sulla sedia, non posso che essere contento: vuol dire che Phil Brooks, Mark Calaway e soprattutto William Moody hanno fatto bene il loro lavoro: mettere in scena le paure più profonde della nostra vita, il rispetto che ha conquistato quell'uomo nei nostri ricordi, il nostro essere sabbia. Vi lascio con due citazioni.
"Il cuore pulsante di Roma non è certo il marmo del Senato, ma la sabbia del Colosseo: lui porterà loro la morte, in cambio lo ameranno" ("Il Gladiatore").
"Sotto la sabbia è sepolto il mistero della vita, fra le dune c'è il canto dell'universo. Chi non sa ascoltare, chi non sa immaginare è lontano dalla verità" (Romano Battaglia).
FONTE:ZONAWRESTLING.NET