Che sia bravo sul ring, capace al microfono, dotato di un carisma magnetico o che sia semplicemente riconoscibile, il segreto per la longevità di un wrestler al top è uno soltanto: rendersi interessante. Se al pubblico interessa poco o nulla di te, stiamone pur certi, il destino della tua carriera è già scritto, e se dopo qualche turn ripassi dal “VIA” non è certo un buon segnale. Eh già Alberto, faresti bene a preoccuparti un poquito.
L’esordio di Alberto Del Rio in WWE è stato, per motivi plurimi, uno degli esordi che più mi hanno impressionato in assoluto. Sorto quasi dal nulla, questo Messicano nato da una improbabile fusione genetica tra JBL ed Eddie Guerrero è prima protagonista con delle vignette molto ben fatte con il tema“Io soy un hombre onesto”, e poi sensazionale sul ring, capace di sconfiggere a Smackdown il fresco ex Campione dei Pesi Massimi Rey Mysterio, con una manovra di sottomissione rapida ed efficace.
Bene, l’heel di allora funzionava eccome. Ricco, sfacciato, eccessivo un po’ alla Mr. Kennedy degli esordi (avere un annunciatore privato è quasi come annunciarsi da solo, diciamolo) e soprattutto OVER. Ebbene si, all’inizio della sua carriera e nel periodo immediatamente successivo Del Rio era over eccome…ma tardarono a rendersene conto, tanto che gli diedero giusto il tempo di raffreddarsi, per poi dargli il Titolo rendendo il suo regno zoppo all’origine. E da allora Del Rio non è cambiato, rimanendo statico nel suo personaggio intrappolato tra un irritante occhiolino, il grido di “Destiny”inflazionato quasi come l’auto-indicarsi di RVD e semplici frasi in spagnolo di tipo scontato come“perro”, little chihuahua” e via discorrendo.
Poi, poco prima di Natale, il turn Face. Dimenticato nella puntata di Natale, ok, ma ripreso subito dopo. E la cosa meravigliosa è che, nonostante il cambiamento repentino ed alquanto illogico di personalità, il pubblico inizialmente reagisce bene, con ovazioni ed applausi. Reagisce talmente bene che non solo Del Rio riesce a conquistare il Titolo, ma per di più viene creata una gimmick heel, quella del redivivo Jack Swagger, attagliata apposta al suo personaggio in vista di Wrestlemania. Ed inizialmente tutto funziona per il meglio, perché la storyline si presta ad essere interessante, Swagger ottiene anch’egli buone reazioni soprattutto grazie al suo manager Zeb Coulter e c’è tutto il tempo per arrivare allo show più importante dell’anno con una storia avvincente alle spalle. Inutile dire che più di qualcosa è andato storto.
Tralasciando la iper sviscerata questone - Swagger, la gestione da neo babyface di Del Rio non è stata di certo perfetta nella sua totalità, tant’è vero che le ovazioni di qualche mese fa sono prima diventate tiepide grida, poi brusii annoiati. Una volta persa la storia di fondo per la forzata necessità di mantenersi sul politically correct, infatti, non solo la storyline per il Titolo dei Pesi Massimi ma anche i suoi interpreti si sono via via raffreddati…e questo perché la gimmick di Del Rio, in tutto è per tutto, è tornata ad essere statica, assomigliando sempre più alla versione scialba di quando era heel, ma con qualche macchina in meno e qualche nota in più nella sua theme song.
Passare dall’essere un vero despota con Ricardo Rodriguez all’essere un fratello maggiore in modo così illogico è un fattore da non sottovalutare, in quanto il buon maggiordomo/annunciatore, in effetti, è l’oggetto ideale per rendere simpatetico il suo “proprietario”. E’ avvenuto così con Big Show, è avvenuto con Swagger e stiamo pur certi che avverrà anche con Big E e Dolph Ziggler…un espediente del genere può andar bene una volta, ma rompere ciclicamente le ossa al povero Ricardo non renderà mai Alberto più over di un TOT. Senza contare che i promo scritti per lui sono di una banalità imbarazzante (“your breath smells like CACA” è una vera e propria pietra miliare), la sua capacità di essere face al microfono è pressoché nulla nonché estremamente imbarazzante nella sua artificialità (“I was born in Mexico…but I was made in America!” è quanto di più smielato ci possa essere) ed i richiami all’essere un ispanico furbo che imbroglia goliardicamente per vincere sono stati, a ragion veduta, interrotti sul nascere perché Eddie Guerrero, pace all’anima sua, è e sarà sempre unico da questo punto di vista, ed una cattiva imitazione della sua gimmick non farebbe altro che indispettire i fan di vecchia data e confondere quelli di nuova.
Ecco, forse il problema principale di Del Rio face è lo stesso che ha in parte John Cena, che poi è lo stesso di The Miz, Sheamus e Kofi Kingston. La loro totale, irritante, palese, fastidiosa artificialità. Ciò che rende meraviglioso ed unico il wrestling, almeno per me, è che, nonostante la consapevolezza che sia tutto predeterminato ed organizzato nei minimi dettagli, lo spettatore “sospende” questa certezza, si gode lo show e riesce ad appassionarsi come se si stesse assistendo ad una partita di Champions ai rigori, un Gran Premio combattuto, una partita di tennis al cardiopalma. E’ un po’ come se tutti noi riuscissimo ad emozionarci al pensiero di vedere un nostro genitore dispensare doni vestito da Babbo Natale il 24 Dicembre.
Ecco, questa “sospensione della ragione scettica” è estremamente difficile da mantenere quando la gimmick interpretata dall’atleta è palesemente, spudoratamente preconfezionata. Perché il concetto di face moderno deve rispondere pedissequamente agli stessi canoni? Perché per essere “buono” bisogna essere sorridente, coraggioso, impavido, contento di combattere e dotato di un senso dell’umorismo infantile? Sono proprio i face così a trasportare il pubblico dalla parte degli antieroi, più complessi ed interessanti. Ed è vero che essere face è molto più complicato rispetto all’essere heel, ma Punk era over anche da face pur essendo differente, così come lo è Jericho, così come lo è Undertaker oramai da anni.
Il babyface può anche essere violento, furbo, guascone, spavaldo, presuntuoso ed a tratti spietato alla Lesnar o alla Batista: non necessariamente ogni personaggio del wrestling moderno che turna face deve rinnegare la propria personalità per diventare un blob indefinito di sorrisi, battutine e baci ai bambini. Stone Cold docet. Paradossalmente, il turn heel di Ryback lo ha reso pù “babyface” da questo punto di vista, mentre invece il turn face di Del Rio sta scendendo sempre più verso una pericolosa indifferenza.
E non basta riturnarlo con un attacco spietato nei confronti di Ricardo o similari. Ciò che serve a Del Rio è ritornare ad essere se stesso, ad avere una propria personalità definita che lo possa rendere unico ed originale, perché il carisma c’è, l’abilità sul quadrato pure ed al microfono, senza basarsi al mille per cento sugli script del booking team, sono sicuro che potrebbe rendere molto più di quanto non stia rendendo adesso. Il discorso, tuttavia, è di complessa attuazione visto l’andazzo che la Federazione ha reso palese negli ultimi anni, dove per essere babyface devi necessariamente ricoprire determinati crismi, senza i quali un buono non è inteso come tale.
Bene, l’heel di allora funzionava eccome. Ricco, sfacciato, eccessivo un po’ alla Mr. Kennedy degli esordi (avere un annunciatore privato è quasi come annunciarsi da solo, diciamolo) e soprattutto OVER. Ebbene si, all’inizio della sua carriera e nel periodo immediatamente successivo Del Rio era over eccome…ma tardarono a rendersene conto, tanto che gli diedero giusto il tempo di raffreddarsi, per poi dargli il Titolo rendendo il suo regno zoppo all’origine. E da allora Del Rio non è cambiato, rimanendo statico nel suo personaggio intrappolato tra un irritante occhiolino, il grido di “Destiny”inflazionato quasi come l’auto-indicarsi di RVD e semplici frasi in spagnolo di tipo scontato come“perro”, little chihuahua” e via discorrendo.
Poi, poco prima di Natale, il turn Face. Dimenticato nella puntata di Natale, ok, ma ripreso subito dopo. E la cosa meravigliosa è che, nonostante il cambiamento repentino ed alquanto illogico di personalità, il pubblico inizialmente reagisce bene, con ovazioni ed applausi. Reagisce talmente bene che non solo Del Rio riesce a conquistare il Titolo, ma per di più viene creata una gimmick heel, quella del redivivo Jack Swagger, attagliata apposta al suo personaggio in vista di Wrestlemania. Ed inizialmente tutto funziona per il meglio, perché la storyline si presta ad essere interessante, Swagger ottiene anch’egli buone reazioni soprattutto grazie al suo manager Zeb Coulter e c’è tutto il tempo per arrivare allo show più importante dell’anno con una storia avvincente alle spalle. Inutile dire che più di qualcosa è andato storto.
Tralasciando la iper sviscerata questone - Swagger, la gestione da neo babyface di Del Rio non è stata di certo perfetta nella sua totalità, tant’è vero che le ovazioni di qualche mese fa sono prima diventate tiepide grida, poi brusii annoiati. Una volta persa la storia di fondo per la forzata necessità di mantenersi sul politically correct, infatti, non solo la storyline per il Titolo dei Pesi Massimi ma anche i suoi interpreti si sono via via raffreddati…e questo perché la gimmick di Del Rio, in tutto è per tutto, è tornata ad essere statica, assomigliando sempre più alla versione scialba di quando era heel, ma con qualche macchina in meno e qualche nota in più nella sua theme song.
Passare dall’essere un vero despota con Ricardo Rodriguez all’essere un fratello maggiore in modo così illogico è un fattore da non sottovalutare, in quanto il buon maggiordomo/annunciatore, in effetti, è l’oggetto ideale per rendere simpatetico il suo “proprietario”. E’ avvenuto così con Big Show, è avvenuto con Swagger e stiamo pur certi che avverrà anche con Big E e Dolph Ziggler…un espediente del genere può andar bene una volta, ma rompere ciclicamente le ossa al povero Ricardo non renderà mai Alberto più over di un TOT. Senza contare che i promo scritti per lui sono di una banalità imbarazzante (“your breath smells like CACA” è una vera e propria pietra miliare), la sua capacità di essere face al microfono è pressoché nulla nonché estremamente imbarazzante nella sua artificialità (“I was born in Mexico…but I was made in America!” è quanto di più smielato ci possa essere) ed i richiami all’essere un ispanico furbo che imbroglia goliardicamente per vincere sono stati, a ragion veduta, interrotti sul nascere perché Eddie Guerrero, pace all’anima sua, è e sarà sempre unico da questo punto di vista, ed una cattiva imitazione della sua gimmick non farebbe altro che indispettire i fan di vecchia data e confondere quelli di nuova.
Ecco, forse il problema principale di Del Rio face è lo stesso che ha in parte John Cena, che poi è lo stesso di The Miz, Sheamus e Kofi Kingston. La loro totale, irritante, palese, fastidiosa artificialità. Ciò che rende meraviglioso ed unico il wrestling, almeno per me, è che, nonostante la consapevolezza che sia tutto predeterminato ed organizzato nei minimi dettagli, lo spettatore “sospende” questa certezza, si gode lo show e riesce ad appassionarsi come se si stesse assistendo ad una partita di Champions ai rigori, un Gran Premio combattuto, una partita di tennis al cardiopalma. E’ un po’ come se tutti noi riuscissimo ad emozionarci al pensiero di vedere un nostro genitore dispensare doni vestito da Babbo Natale il 24 Dicembre.
Ecco, questa “sospensione della ragione scettica” è estremamente difficile da mantenere quando la gimmick interpretata dall’atleta è palesemente, spudoratamente preconfezionata. Perché il concetto di face moderno deve rispondere pedissequamente agli stessi canoni? Perché per essere “buono” bisogna essere sorridente, coraggioso, impavido, contento di combattere e dotato di un senso dell’umorismo infantile? Sono proprio i face così a trasportare il pubblico dalla parte degli antieroi, più complessi ed interessanti. Ed è vero che essere face è molto più complicato rispetto all’essere heel, ma Punk era over anche da face pur essendo differente, così come lo è Jericho, così come lo è Undertaker oramai da anni.
Il babyface può anche essere violento, furbo, guascone, spavaldo, presuntuoso ed a tratti spietato alla Lesnar o alla Batista: non necessariamente ogni personaggio del wrestling moderno che turna face deve rinnegare la propria personalità per diventare un blob indefinito di sorrisi, battutine e baci ai bambini. Stone Cold docet. Paradossalmente, il turn heel di Ryback lo ha reso pù “babyface” da questo punto di vista, mentre invece il turn face di Del Rio sta scendendo sempre più verso una pericolosa indifferenza.
E non basta riturnarlo con un attacco spietato nei confronti di Ricardo o similari. Ciò che serve a Del Rio è ritornare ad essere se stesso, ad avere una propria personalità definita che lo possa rendere unico ed originale, perché il carisma c’è, l’abilità sul quadrato pure ed al microfono, senza basarsi al mille per cento sugli script del booking team, sono sicuro che potrebbe rendere molto più di quanto non stia rendendo adesso. Il discorso, tuttavia, è di complessa attuazione visto l’andazzo che la Federazione ha reso palese negli ultimi anni, dove per essere babyface devi necessariamente ricoprire determinati crismi, senza i quali un buono non è inteso come tale.
FONTE:ZONAWRESTLING.NET