Nell'Election Day RatedRFrà si cimenta nel parlarvi di una canzone "cult":"Cult of personality"!
Una tempesta mediatica si sta riversando su di noi: exit poll, sondaggi, proiezioni, prospetti, possibili coalizioni. Insomma, non si parla di altro che di elezioni per ora. E voi, siete già andati a votare? Se non ci siete ancora andati, fatelo subito: il perchè, ve lo ricordo nell'editoriale di oggi!
Una tempesta mediatica si sta riversando su di noi: exit poll, sondaggi, proiezioni, prospetti, possibili coalizioni. Insomma, non si parla di altro che di elezioni per ora. E voi, siete già andati a votare? Se non ci siete ancora andati, fatelo subito: il perchè, ve lo ricordo nell'editoriale di oggi!
Non voglio andare troppo off-topic rispetto al nostro adorato wrestling. Però ho pensato di dedicare questo articolo, proprio considerando il clima acceso che ha caratterizzato questa competizione elettorale, alla canzone che accompagna l'ingresso dell'ex campione WWE, CM Punk. Il pezzo, che non è certo una "nuova entrata" discografica, tanto da aver vinto un Grammy nel lontano 1989, è "Cult of Personality" dei Living Colour, e CM Punk l'ha scelta personalmente per il suo ritorno a Raw, dopo essere andato via da Money in the Bank 2011, in scadenza di contratto, portandosi con sè il titolo WWE (in realtà l'aveva già usata nella ROH). Ma cosa significa questa controversa e simbolica canzone? Cominciamo a vedere cosa dice il testo, anche per evitare i facili e frequenti equivoci che mi è capitato di leggere nei commenti di qualche news. Se non l'avete già fatto in passato, vi consiglio di ascoltarla guardando il video, prima di leggere l'editoriale: http://www.youtube.com/watch?v=7xxgRUyzgs0
Il pezzo inizia con una prima citazione, dal "Message to the Grass Roots" di Malcolm X. And I quote: "And during the few moments that we have left ..We want to talk right down to earth in a language that everybody here can easily understand ". Non mi voglio soffermare, dato che non è questa la sede giusta, sulla figura di Malcolm X. Voglio solo fare due notazioni: la prima è che i Living Colour, gruppo di afroamericani, hanno deciso di aprire la canzone citando uno dei più famosi attivisti per i diritti degli afroamericani. La seconda è una strana coincidenza: Malcolm X decise di chiamarsi così per nascondere il suo cognome, che ricordava il passato da schiavi dei suoi antenati; e una X ricorre nel simbolo dello Straight Edge, nonchè nella posa classica di Punk. Ovviamente non sto paragonando le due figure, ma i due simboli. La X è un rifiuto netto e ideale di un passato o di una vita, dalla quale ci si vuole allontanare per raggiungere una meta, forse lontana ma altrettanto ideale, quale una società più giusta o uno stile di vita più sano.
Andiamo all'inizio della canzone vera e propria: "guarda nei miei occhi, dimmi cosa vedi. Il culto della personalità". Già questo inizio rievoca l'immagine dell'ipnosi, del messaggio subliminale, di una forma di comunicazione che entra nel cervello, nell'inconscio del destinatario senza che questi ne sia del tutto consapevole. La canzone stessa, ripetendo continuamente "Cult of Personality", dà questa idea del messaggio rimbombante. Il leader, il capo, conosce le sofferenze e i sogni del popolo, e promette di sapere essere tutto quello che la gente vuole che sia. Che sia il desiderio di vedere una personalità forte, autoritaria, con poteri di controllo sul caos sociale (Mussolini), o che sia una figura positiva, che viene ricordata per la promozione della cittadinanza attiva e l'integrazione razziale (Kennedy), l'effetto è lo stesso: la massa, il popolo, cerca delle personalità forti che sappiano attirare a sè il consenso, che guidino le loro idee, fornendo dei modelli di comportamento a cui adeguarsi. E che giusti o sbagliati che siano, sono sempre eteroindotti, non vengono dal nostro autentico essere, da una elaborazione personale.
"Luci al neon, premi Nobel, lo specchio parla, e il riflesso mente": ragazzi questa non è una canzone, è un capolavoro di sociologia e di comunicazione politica. In pratica nella canzone è come se parlasse il leader "modello", in prima persona, ed è come se contemporaneamente spiegasse i trucchetti, le tecniche che usa per farsi seguire dalle masse. L'immagine, la figura del leader parla, lancia dei messaggi a cui viene associato, con cui si identifica. Ma nel riflesso di quell'immagine spesso non c'è altro che un vuoto gioco di potere, che sfugge alla percezione della massa assuefatta alla potenza evocativa del messaggio, a cui con tutta probabilità non crede nemmeno il leader stesso (soprattutto nel caso dei nostri attuali leader politici). La comunicazione simbolica della politica è distorta, fa leva sull'errore di comprensione e di ragionamento della gente: un pò come fa chi propone di monetizzare un diritto importante come il voto, promettendo in cambio un rimborso fiscale o un posto di lavoro.
"Io offro le cose che tu hai bisogno di essere, sono la faccia che sorride sulla tua tv, io ti sfrutto, tu continui ad amarmi, io ti dico che uno più uno fa tre": in televisione non ci sono scambi di idee, di programmi, di concetti; c'è solo odio, ipocrisia, propaganda, scambi di battute al vetriolo, bassezze. Il nostro paese dovrebbe essere un paese democratico ma in realtà non è niente di più che una dittatura mediatica: le tribune politiche si fanno in televisione, dove però ogni candidato parla a compartimenti stagni e non c'è nemmeno stato un confronto diretto tra di loro. E in mancanza di contraddittorio, l'unico modo, cioè confrontarsi, per fare emergere la verità, in mancanza di dialogo, ogni leader ci può dire quello che vuole, anche che uno più uno fa tre, senza timore di venire smentito. Qualcuno ci dice che il paese è indebitato, qualcun'altro che i conti sono a posto, qualcuno che ci dobbiamo sacrificare per lo "spread", qualcuno che ci sono i soldi per abbassare le tasse. Il carisma della persona supera il messaggio che vuole dare: è questa la denuncia che viene fatta dai Living Colour. Non ci sono idee, ma slogan da vendere. Le idee non devono essere identificate con le persone, ma le dobbiamo maturare autonomamente e consapevolmente, senza seguire modelli, che questi siano dittatoriali (Stalin) o non violenti (Gandhi). I leader richiamano , si appellano a delle cose che sono dentro di noi, umori, preferenze, difetti, ambizioni. Identificarsi in un modello, allontanarsi da un altro, proporsi come heel, proporsi come face, essere il paladino, essere un antieroe. Etichette che impersonano idee, ma è ogni singola persona che dovrebbe avere le proprie di idee.
E in questo modo diamo potere, successo, soldi, gloria a delle persone che ci guidano, sperando che possano trovare una soluzione giusta per noi, rimettendoci agli altri e alle loro decisioni di potere, invece di attivarci noi stessi. Bisogna allora cedere all' Antipolitica? No. L'antipolitica non si fa nelle piazze volendo distruggere tutto e tutti, attaccando e criticando senza costruire. Non si deve fare antipolitica. Si deve fare Politica nel senso originario del termine, si devono curare gli interessi della collettività. Come? A partire dalla vita di ogni giorno, creandosi le proprie idee, avendo dei propri valori, maturandoli dentro, condividendoli con gli altri, realizzando scambio, interazione orizzontale e paritaria. Dunque la canzone è un inno contro la non-imposizione di idee, valori, messaggi che vanno dall'alto in basso e non creano reti tra persone, ma solo reti in cui intrappolare le pecore, i pesci. Non abbiamo bisogno di eroi, ma di essere eroi di noi stessi, ogni giorno. Cercando di fare bene quello che facciamo, per noi e per gli altri. E non a caso, il pezzo si chiude con Kennedy: «Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese» . Chiediamoci, invece che del paese, al quale di noi gliene frega poco e niente, cosa possiamo fare per noi stessi e per vivere bene gli uni con gli altri. Non lasciamo che nessun altro ce lo dica. E'quello che ha fatto CM Punk per 434 giorni: fregarsene del giudizio della gente e delle preferenze dei dirigenti della WWE, e cercare ogni giorno di essere il best in the world. Ma neanche lui deve diventare un esempio, per nessuno di noi. Il messaggio che ci dà è di lamentarsi se le cose vanno storte e farsele da solo, cercare di risolvere i propri problemi portando avanti le proprie idee. Anche a costo di sembrare egocentrici o heel, questo è quello che dobbiamo fare: non aspettare che sia una personalità forte e magnetica a darci una scossa. Qualunque leader, quando parla, muore, facendo spazio al prossimo. Ma noi non dobbiamo cedere all'idolatria, nè da una parte nè dell'altra. Diamocela da soli la scossa, perchè solo tirando fuori il meglio di noi stessi possiamo dare del meglio a tutti quelli che ci stanno accanto. Dobbiamo avere il culto della personalità, sì: ma della nostra. Andiamo quindi a votare, perchè la nostra idea, per quanto sia solo una tra tante, è nostra e abbiamo il dovere di esprimerla. Oggi abbiamo il potere e il diritto di farlo. Magari domani tornerà il grande nome, il leader imposto dal mercato, a trascinarci con le sue stupide cathcphrases, per acchiappare la nostra attenzione facendo leva sulla nostra nuova e diffusa ignoranza mediatica. Ma oggi spero che ognuno di noi spenga la tv, come la bambina del video dei Living Colour, e segua solo sè stesso e le proprie idee: "You don't have to follow me, only you can set you free".
Il pezzo inizia con una prima citazione, dal "Message to the Grass Roots" di Malcolm X. And I quote: "And during the few moments that we have left ..We want to talk right down to earth in a language that everybody here can easily understand ". Non mi voglio soffermare, dato che non è questa la sede giusta, sulla figura di Malcolm X. Voglio solo fare due notazioni: la prima è che i Living Colour, gruppo di afroamericani, hanno deciso di aprire la canzone citando uno dei più famosi attivisti per i diritti degli afroamericani. La seconda è una strana coincidenza: Malcolm X decise di chiamarsi così per nascondere il suo cognome, che ricordava il passato da schiavi dei suoi antenati; e una X ricorre nel simbolo dello Straight Edge, nonchè nella posa classica di Punk. Ovviamente non sto paragonando le due figure, ma i due simboli. La X è un rifiuto netto e ideale di un passato o di una vita, dalla quale ci si vuole allontanare per raggiungere una meta, forse lontana ma altrettanto ideale, quale una società più giusta o uno stile di vita più sano.
Andiamo all'inizio della canzone vera e propria: "guarda nei miei occhi, dimmi cosa vedi. Il culto della personalità". Già questo inizio rievoca l'immagine dell'ipnosi, del messaggio subliminale, di una forma di comunicazione che entra nel cervello, nell'inconscio del destinatario senza che questi ne sia del tutto consapevole. La canzone stessa, ripetendo continuamente "Cult of Personality", dà questa idea del messaggio rimbombante. Il leader, il capo, conosce le sofferenze e i sogni del popolo, e promette di sapere essere tutto quello che la gente vuole che sia. Che sia il desiderio di vedere una personalità forte, autoritaria, con poteri di controllo sul caos sociale (Mussolini), o che sia una figura positiva, che viene ricordata per la promozione della cittadinanza attiva e l'integrazione razziale (Kennedy), l'effetto è lo stesso: la massa, il popolo, cerca delle personalità forti che sappiano attirare a sè il consenso, che guidino le loro idee, fornendo dei modelli di comportamento a cui adeguarsi. E che giusti o sbagliati che siano, sono sempre eteroindotti, non vengono dal nostro autentico essere, da una elaborazione personale.
"Luci al neon, premi Nobel, lo specchio parla, e il riflesso mente": ragazzi questa non è una canzone, è un capolavoro di sociologia e di comunicazione politica. In pratica nella canzone è come se parlasse il leader "modello", in prima persona, ed è come se contemporaneamente spiegasse i trucchetti, le tecniche che usa per farsi seguire dalle masse. L'immagine, la figura del leader parla, lancia dei messaggi a cui viene associato, con cui si identifica. Ma nel riflesso di quell'immagine spesso non c'è altro che un vuoto gioco di potere, che sfugge alla percezione della massa assuefatta alla potenza evocativa del messaggio, a cui con tutta probabilità non crede nemmeno il leader stesso (soprattutto nel caso dei nostri attuali leader politici). La comunicazione simbolica della politica è distorta, fa leva sull'errore di comprensione e di ragionamento della gente: un pò come fa chi propone di monetizzare un diritto importante come il voto, promettendo in cambio un rimborso fiscale o un posto di lavoro.
"Io offro le cose che tu hai bisogno di essere, sono la faccia che sorride sulla tua tv, io ti sfrutto, tu continui ad amarmi, io ti dico che uno più uno fa tre": in televisione non ci sono scambi di idee, di programmi, di concetti; c'è solo odio, ipocrisia, propaganda, scambi di battute al vetriolo, bassezze. Il nostro paese dovrebbe essere un paese democratico ma in realtà non è niente di più che una dittatura mediatica: le tribune politiche si fanno in televisione, dove però ogni candidato parla a compartimenti stagni e non c'è nemmeno stato un confronto diretto tra di loro. E in mancanza di contraddittorio, l'unico modo, cioè confrontarsi, per fare emergere la verità, in mancanza di dialogo, ogni leader ci può dire quello che vuole, anche che uno più uno fa tre, senza timore di venire smentito. Qualcuno ci dice che il paese è indebitato, qualcun'altro che i conti sono a posto, qualcuno che ci dobbiamo sacrificare per lo "spread", qualcuno che ci sono i soldi per abbassare le tasse. Il carisma della persona supera il messaggio che vuole dare: è questa la denuncia che viene fatta dai Living Colour. Non ci sono idee, ma slogan da vendere. Le idee non devono essere identificate con le persone, ma le dobbiamo maturare autonomamente e consapevolmente, senza seguire modelli, che questi siano dittatoriali (Stalin) o non violenti (Gandhi). I leader richiamano , si appellano a delle cose che sono dentro di noi, umori, preferenze, difetti, ambizioni. Identificarsi in un modello, allontanarsi da un altro, proporsi come heel, proporsi come face, essere il paladino, essere un antieroe. Etichette che impersonano idee, ma è ogni singola persona che dovrebbe avere le proprie di idee.
E in questo modo diamo potere, successo, soldi, gloria a delle persone che ci guidano, sperando che possano trovare una soluzione giusta per noi, rimettendoci agli altri e alle loro decisioni di potere, invece di attivarci noi stessi. Bisogna allora cedere all' Antipolitica? No. L'antipolitica non si fa nelle piazze volendo distruggere tutto e tutti, attaccando e criticando senza costruire. Non si deve fare antipolitica. Si deve fare Politica nel senso originario del termine, si devono curare gli interessi della collettività. Come? A partire dalla vita di ogni giorno, creandosi le proprie idee, avendo dei propri valori, maturandoli dentro, condividendoli con gli altri, realizzando scambio, interazione orizzontale e paritaria. Dunque la canzone è un inno contro la non-imposizione di idee, valori, messaggi che vanno dall'alto in basso e non creano reti tra persone, ma solo reti in cui intrappolare le pecore, i pesci. Non abbiamo bisogno di eroi, ma di essere eroi di noi stessi, ogni giorno. Cercando di fare bene quello che facciamo, per noi e per gli altri. E non a caso, il pezzo si chiude con Kennedy: «Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese» . Chiediamoci, invece che del paese, al quale di noi gliene frega poco e niente, cosa possiamo fare per noi stessi e per vivere bene gli uni con gli altri. Non lasciamo che nessun altro ce lo dica. E'quello che ha fatto CM Punk per 434 giorni: fregarsene del giudizio della gente e delle preferenze dei dirigenti della WWE, e cercare ogni giorno di essere il best in the world. Ma neanche lui deve diventare un esempio, per nessuno di noi. Il messaggio che ci dà è di lamentarsi se le cose vanno storte e farsele da solo, cercare di risolvere i propri problemi portando avanti le proprie idee. Anche a costo di sembrare egocentrici o heel, questo è quello che dobbiamo fare: non aspettare che sia una personalità forte e magnetica a darci una scossa. Qualunque leader, quando parla, muore, facendo spazio al prossimo. Ma noi non dobbiamo cedere all'idolatria, nè da una parte nè dell'altra. Diamocela da soli la scossa, perchè solo tirando fuori il meglio di noi stessi possiamo dare del meglio a tutti quelli che ci stanno accanto. Dobbiamo avere il culto della personalità, sì: ma della nostra. Andiamo quindi a votare, perchè la nostra idea, per quanto sia solo una tra tante, è nostra e abbiamo il dovere di esprimerla. Oggi abbiamo il potere e il diritto di farlo. Magari domani tornerà il grande nome, il leader imposto dal mercato, a trascinarci con le sue stupide cathcphrases, per acchiappare la nostra attenzione facendo leva sulla nostra nuova e diffusa ignoranza mediatica. Ma oggi spero che ognuno di noi spenga la tv, come la bambina del video dei Living Colour, e segua solo sè stesso e le proprie idee: "You don't have to follow me, only you can set you free".
FONTE:ZONAWRESTLING.NET